MONOCULTIVAR VS BLEND
Oggi intendo trattare il tema monocultivar vs blend forse non molto conosciuto, almeno credo, per la grande massa dei consumatori di olio extravergine di oliva, argomento che invece, tra gli addetti ai lavori, viene spesso trattato in modi vari e contrastanti.
In particolare mi fa piacere poter dare quelle che sono mie personali considerazioni sull’argomento monocultivar vs blend in modo da poter fornire spunti di riflessione, di valutazione e di approfondimento per tutti coloro che sono interessati a migliorare la propria conoscenza del prodotto olio di oliva.
PERCEZIONE E SIGNIFICATO DI MONOCULTIVAR VS BLEND:
Per cominciare vorrei partire da due considerazioni che ho maturato in quindici anni di frequentazione del mondo dell’olio:
1) il termine “BLEND” (= olio ottenuto mediante la miscelazione di oli extravergini estratti da varietà diverse di olive) è di norma percepito non in modo positivo dal consumatore finale;
2) il termine “MONOCULTIVAR” (= olio prodotto ottenuto con l’utilizzo di olio extravergine ottenuto al 100% da una sola tipologia di olive) è percepito in genere come molto positivo dal consumatore finale;
Ora partiamo da un dato generale magari scontato o magari no. Credo sia ragionevole ipotizzare che nel mercato mondiale le bottiglie a scaffale acquistabili saranno almeno in misura superiore al 80% ( probabilmente anche al 90%) BLEND ovvero miscele di oli ottenuti da diverse cultivar.
Vi è ovviamente una serie di motivazioni di base, che per quanto mi riguarda possono essere serie e ragionevoli, per cui la gran parte delle bottiglie e quindi dei 3 milioni di tonnellate di olio extravergine mediamente consumati sul pianeta annualmente sono Blend e non Monocultivar. Nel caso delle grandi Aziende e della GDO quindi “vince” il Blend vs Monocultivar alla grande.
MOTIVAZIONI PRO BLEND :
- anzitutto dobbiamo considerare che la fetta preponderante del mercato è in mano ad Aziende più o meno grandi e Multinazionali. Tutte, se ipotizziamo che lavorino eticamente, hanno l’obbiettivo e la necessità di dare ai propri clienti un prodotto il più possibile standardizzato ovvero con caratteristiche qualitative organolettiche e chimiche costanti;
- tutto ciò viene fatto in modo sia di poter fidelizzare la clientela appunto ad un gusto, un flavor, un brand riconoscibili ed al contempo perchè devono e vogliono garantire uno standard qualitativo se non uguale ( visto che l’olio è un prodotto che non si fabbrica ma è il risultato del duro lavoro in campo ed in frantoio di moltissimi operatori della filiera agricola ed artigianale) almeno costante e molto simile nel tempo;
- quando un Blend viene assemblato in modo professionale e serio da un assaggiatore professionista capace ed esperto e quando questi presupposti vengono rispettati tutti allora il consumatore finale può aspettarsi un ottimo risultato come accade per gli whisky e per i vini.
- costruendo un Blend in modo professionale e corretto si possono calibrare ed esaltare le caratteristiche dei vari componenti per ottenere un risultato migliore delle singole basi un pò come accade quando si costruisce un grande team di calcio o di basket con singolarità diverse che insieme danno un grande team appunto.
Credo che queste siano tutte motivazioni più che sensate razionali e condivisibili. Non considero qui e ora, in quanto non è questo il tema di fondo di questo articolo, tutta la parte relativa alle frodi ed alle furberie che magari tratteremo in un altro momento.
UN MESSAGGIO POSITIVO PER I CONSUMATORI: MONOCULTIVAR E BLEND POSSONO CONVIVERE
Vorrei ancora far notare che quando si parla di BLEND nel settore degli wisky la parola è considerata nobile tanto che molte case scozzesi produttrici la usano come leva di marketing; quante volte abbiamo sentito parlare in TV o letto messaggi pubblicitari di whisky blended?
Anche nel settore dei vini sentir parlare di UVAGGI dai sommellier o dai titolari di Azienda o dai Media è considerata una cosa naturale e nobile.
Solo nel settore dell’olio il termine Blend viene percepito per lo più negativamente poiché nell’immaginario collettivo la cosa sa di poco chiaro o truffaldino; ovvio che io ritengo che così non è o almeno non debba essere e che così non vada percepita la cosa.
Vorrei che passasse presso l’immaginario del consumatore finale un messaggio positivo .Ancora vorrei che si prendesse quindi coscienza che “monocultivar vs blend” è solo un modo per decidere cosa ciascuno di noi preferisce per se stesso. Questo vale in certo momento e per un certo uso in cucina e non invece un confronto tra buono e non buono.
Un Blend ben confezionato può risultare di grande qualità sia organolettica che chimica. Soprattutto può avere sia caratteristiche “universali” sia specifiche e peculiari . Tutto dipenderà dagli obiettivi di mercato che si pone l’azienda che lo mette sul mercato.
MONOCULTIVAR UN CONCETTO RECENTE
Circa il concetto di Monocultivar invece possiamo dire che da ormai 10/15 anni si fa un gran parlare dell’argomento nel mondo dell’olio. Se ben ricordo uno dei punti nodali di svolta dell’argomento olio extravergine fu l’uscita nell’anno 2000 della Guida Oro degli Oli di Luigi Veronelli.
Il grande esperto sosteneva in modo deciso che : “ dalla purezza e genuinità dell’olio alle misture di ogni specie, il passo è stato breve” (pag. 28 edizione 2000).
Ora sarà anche vero che nel mercato si sono verificate molte frodi ( molto interessante può essere la lettura del recente libro di Tom Mueller “ Extraverginity” ) e molte se ne verificheranno ma è del pari vero che vi sono anche molte Aziende serie che fanno oli commercialmente validi utilizzando i Blend.
Il vero distinguo lo fanno il tasso di onestà, correttezza e professionalità che ciascuna Azienda mette in campo ed usa quotidianamente per portare avanti la mission che si è posta e questo fa la differenza in ogni settore dell’operato umano, in ogni luogo ed in ogni tempo.
Nel corso degli anni si è attivato tutto un movimento a sostegno del prodotto Monocultivar tanto che sono sorti concorsi e guide centrate sull’argomento.
MOTIVAZIONI PRO MONOCULTIVAR :
Io sono dell’idea che il Monocultivar sia una delle possibilità per produrre e confezionare e vendere un olio di oliva ma non certo l’unica né la migliore a prescindere e provo ad argomentare:
- se io produco un olio da sole olive della cultivar X o Y avrò quelle determinate caratteristiche di fondo più o meno simili ogni anno. A) posto che l’andamento agronomico e meteo siano costanti. B) posto che io faccia tutte le operazioni di raccolta molitura etc… sempre in tempi e modi rigorosamente uguali;
- poniamo il caso che qualche cosa non vada nel verso giusto allora avrò un certo grado di variabilità che non potrò compensare in alcun modo. In altri termini con un Monocultivar non sono in grado di garantire una costanza di risultato al consumatore finale. Devo prendere ciò che la terra ed il meteo mi danno. Da un lato è una bellissima cosa in quanto i prodotti unici spesso sono i migliori. D’altro canto commercialmente rischio di avere clienti che si aspettavano qualche cosa di uguale a se stesso e magari non lo ritrovano di annata in annata;
- un Monocultivar inoltre avrà delle caratteristiche peculiari positive ma allo stesso tempo avrà o potrà avere qualche lato debole o meno forte. Io non potrò fare quasi nulla per cambiare questo stato di cose;
- un Monocultivar sarà sempre come un grande vino. Quando è realizzato al meglio, ed avrà quindi i suoi peculiari usi ed accostamenti in cucina e da li non si potrà spostare;
MONOCULTIVAR VS BLEND CHI VINCE ?
Come vedete vi sono argomentazioni valide sia a sostegno del prodotto Blend che del prodotto Monocultivar . Nessuno dei due si può ritenere meglio dell’altro a priori dipende da che cosa cerchiamo come consumatori e da che uso vogliamo farne in cucina.
Vediamo quindi anche come si realizza un Blend in modo serio e professionale e gli scopi in un Video edito da Yordan Vineyard e Winery realizzato con l”Executive Chef Todd Knoll e l’assaggiatore di olio d’oliva Kevin Rogers.
Se entrambi gli oli Monocultivar vs Blend sono realizzati in modo onesto e professionale possono quindi dare grandi soddisfazioni edonistiche al consumatore.
OPPORTUNITÀ E FOCUS PER I PRODUTTORI ITALIANI
In ultimo devo dire che per un paese come l’Italia in cui proprio “la varietà delle varietà” o cultivar ( ne abbiamo circa 500 cosa che ci rende unici al mondo) presenti è uno dei punti di forza su cui dobbiamo puntare per poter competere sui mercati globali puntando sulla bio-diversità e sulle peculiari caratteristiche di ciascuno dei nostri oli, siano essi Monocultivar o Blend.
Dobbiamo valorizzare le nostre diversità anche legate al territorio visto che non possiamo competere sui costi con paesi che producono con l’intensivo ed il superintesivo.
Possiamo e dobbiamo puntare sull’unicità dei nostri meravigliosi oli prodotti nelle varie aree delle regioni olivicole.
Lascio a voi un ultima considerazione finale su: monocultivar vs blend.
Chi si sentirebbe di dire che è meglio in assoluto un concerto per pianoforte come la sonata Opera 106 “Hammerklavier” di Ludwig van Beethoven o un concerto come il quintetto per pianoforte Opera 34 di Brahms per due violini, viola e violoncello ?
Ai posteri ops….. al mercato l’ardua sentenza.
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Dott. Aldo Mazzini – Assaggiatore Professionista ONAOO
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